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La raccolta etica del Palo Santo

Il Palo Santo viene utilizzato da secoli nei rituali degli sciamani sud americani sia come strumento spirituale per comunicare con gli dei che come medicamento dalle infinite proprietà curative.

Anche se la raccolta e la lavorazione del Palo Santo che avviene in Ecuador e Perù viene fatta in zone protette da leggi forestali, dato che è una risorsa che rischia di esaurirsi e deve essere trattata nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni e popolazioni locali, il consumo poco informato e in progressiva crescita rischia di metterne in pericolo la salvaguardia.

Il legno di Brusera Graveolens viene commercializzato in bastoncini ricavati dalla corteccia degli alberi già caduti a terra e naturalmente essicati. Il legno ancora fresco non possiede il gradevolissimo odore che caratterizza l’incenso di Palo Santo, quando è a terra invece sviluppa una particolare muffa che contribuisce a dare la fragranza tanto apprezzata: il processo di decomposizione del legno a contatto con la terra in cui è cresciuto, lo arricchisce di sostanze che lo rendono efficace ed intensamente profumato, ma ciò avviene solo lasciandolo a riposo sul suolo della foresta per anni interi.

L’incremento della domanda rischia di forzare la produzione e quella che è stata per secoli una semplice raccolta da alberi che crescevano spontanei, oggi si è trasformata in una coltivazione meccanizzata di una specie vegetale coltivata appositamente allo scopo. I terreni rischiano di essere sovra sfruttati e l’uso tradizionale abusato, pertanto la Brusera Graveolens è stata recentemente inserita nelle liste del CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione.

L’alternativa sarebbe l’utilizzo di legni aromatici autoctoni delle varie zone per salvaguardare la foresta pluviale amazzonica dal disboscamento indiscriminato e questi alberi sacri, limitandosi ad un consumo sporadico e consapevole, fatto rifornendosi da aziende etiche.

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